Lettera ai parrocchiani

Carissimi parrocchiani,

stiamo vivendo giorni che non avremmo mai immaginato solo qualche settimana fa. La tragica situazione che ha colpito la Cina, e che sembrava così lontana, in pochissimo tempo la ritroviamo a casa nostra. Strade desolate, negozi e bar chiusi, fabbriche che rallentano, scuole chiuse, sospensione di ogni attività aggregativa, sagra, feste, sport. L’effetto è stato immediato anche sulla nostra vita ecclesiale: sospese le Messe, il catechismo, le prime Confessioni che dovevamo celebrare in queste domeniche, e molti altri momenti che avrebbero dovuto riunirci per camminare insieme verso la Pasqua.
In questi ultimi giorni, di maggiori restrizioni, dove a ciascuno è richiesto di restare a casa, siamo in molti che ci domandiamo come poter restare uniti, legati tra noi, come poter trovarci e sentirci in comunione nonostante la separazione fisica che ci è imposta. Ci sembra che senza l’incontro vero e proprio, senza la possibilità di stare insieme, gomito a gomito, senza la possibilità di darci la mano, di abbracciarci, senza la possibilità di riunirci per celebrare l’Eucarestia, non si possa veramente fare Chiesa. Eppure la Chiesa deve essere qualcosa di più grande ancora, qualcosa che vive anche in queste situazioni estreme, qualcosa che sussiste anche quando la comunità non può riunirsi. Ci deve essere un legame invisibile che ci unisce, che ci tiene in comunione, gli uni gli altri, e ci fa essere Chiesa.
Pensiamo in particolare alla preghiera, che dalle nostre case sale all’unico Padre di tutti, per il bene di tutti. Non è forse la preghiera un luogo dove ritrovarci, dove intercedere gli uni per gli altri, dove affidare al Signore questo tempo di prova? Per questo vi incoraggiamo, soprattutto la domenica, a prendervi un tempo per la preghiera personale o in famiglia. C’è la possibilità, certamente, di seguire la santa Messa via radio o per TV, ma sarebbe bello che potessimo anche come Unità Pastorale Berica riunirci spiritualmente ad una certa ora per unire le nostre voci e i nostri cuori in una sola preghiera. Per questo vi proponiamo alle 11.30, prima del pranzo, di pregare con la traccia che ci viene offerta dalla diocesi sulle letture della domenica (scaricabile dal sito della diocesi di Vicenza). In questo modo potremmo sentirci ancora una comunità che prega il Signore e che i muri delle nostre case non impediscono di incontrarci.
In questa preghiera che vogliamo insieme elevare al Padre non possiamo non pensare alle vittime di questa epidemia, ai famigliari che non possono assistere come vorrebbero i loro cari, e che si vedono privati, nella sofferenza e nel lutto, anche della vicinanza e della solidarietà di parenti e amici. Il nostro pensiero va poi al personale medico che si sta dedicando con ammirabile generosità alla cura dei pazienti. Preghiamo anche per le istituzioni che sono chiamate ad affrontare con scelte coraggiose questa emergenza dalle proporzioni mondiali. Preghiamo per tutta la società civile, per le famiglie più in difficoltà, per le imprese, per chi subisce di più i contraccolpi di questa brusca frenata economica. Preghiamo per i ragazzi e i giovani perché utilizzino bene il tempo a disposizione e perché siano anch’essi responsabili nel collaborare al contenimento del contagio.
Nel pregare il Padre per l’emergenza sanitaria dovuta al Corana virus, non possiamo dimenticarci anche di altri fratelli, sorelle, bambini, che soffrono per un male ancora più grande. L’epidemia è certamente un male, che va combattuto e possibilmente vinto, grazie alle ricerche mediche e alla collaborazione di tutti. Ma ci sono dei mali che sono ben più gravi, perché mali morali, causati dall’uomo, dalla violenza e dall’egoismo. Non possiamo chiudere gli occhi alle folle di disperati che chiedono pietà e bussano alle porte dell’Europa. Non possiamo far finta di non sentire il grido di dolore e di disperazione di famiglie intere, accampate sotto le tende, esposte al freddo e alla fame. Il Vangelo, per noi cristiani, è il criterio d’azione non solo personale, ma anche comunitario e politico. Che non ci capiti alla fine di sentirci dire dal Padrone di casa: “non vi conosco”. Almeno nella preghiera, abbiamo la carità di un ricordo di questi nostri fratelli e sorelle, figli di Dio amatissimi, non meno di noi.
Un ultimo pensiero. Nonostante il blocco fisico, la nostra comunità continua a vivere e… a morire. Un ricordo speciale ai defunti di questi giorni, a cui non è stato possibile offrire delle esequie di popolo. Per loro il nostro più affettuoso ricordo. Ci permettiamo di ricordarne uno in particolare, Massimiliano di Bosco di Nanto. La sua tragica dipartita è motivo di grande dolore per tutti noi.

Caro Massimiliano, mi sei stato caro, fin dal primo giorno che ti ho conosciuto quando mi sono fermato al tuo autostop. E’ successo altre volte poi, ti vedevo da lontano e mi fermavo subito. Ormai anche tu iniziavi a riconoscermi. Il prete di Bosco, mi dicevi. Ricordo una volta ti ho dato un passaggio da un bar all’altro e hai voluto offrirmi un caffè per il piacere che ti avevo fatto. Dietro le apparenze, c’era un cuore buono. La vita ti ha fatto incontrare molte sofferenze. Che Dio ti colmi ora della sua consolazione e della sua gioia infinita. Possa tu girare libero per il Paradiso, di bar in bar, tra i tuoi beati amici. E prega per la tua mamma. Invoca per lei la pace.

Buon cammino verso la Pasqua di risurrezione!
I vostri preti, don Luigi e don Matteo